lunedì 11 giugno 2012

Ma davvero non si capisce?

Non so. Ho deciso di postare il primo capitolo di quello che sto scrivendo. Finora le critiche sono state:
1. non si capisce!
2. ci sono troppe parolacce!


Tutto cominciò una fredda sera di maggio. Il vento sferzava le strade illuminate dagli eleganti lampioni, era sabato, e la gente passeggiava tranquilla, o leggermente ubriaca, a seconda dei casi. Una giovane ragazza americana si fermò a guardare il cielo rapita. Era carina, aveva un sorriso luminoso. Prese per mano Jack, il suo fidanzato, e lo tirò vicino a sé, baciandolo con passione.
-Calma, tigre!- la ammonì lui ridendo.
-Solo perché siamo a Parigi, la città più romantica del mondo e via dicendo, non significa che tu debba essere per forza così espansiva in pubblico!-
A Jack in realtà non dispiacevano le effusioni pubbliche della sua ragazza: in fondo Jennifer era un bel bocconcino e farsi vedere in giro con lei non poteva far altro che aumentare la sua popolarità.
-Non è solo per questo, tesorino- gli rispose lei sensuale, giocando con il bavero della camicia del ragazzo.
-Oggi facciamo due mesi. Non dirmi che non te lo ricordavi!- Jenny mise su il suo solito broncio, che la faceva apparire ancora più sexy, e lo guardò dritto negli occhi.
-Ma no, che dici, amore?-
Jack si riprese rapidamente dall’imbambolamento. Erano passati mesi da quando si era messo con lei eppure c’erano momenti in cui la guardava ancora con la faccia da tonto. Va bene, molto spesso le guardava fisso le tette. Era un adolescente arrapato, cazzo, era normale!
-Anzi, ti ho comprato questo- Jack tirò fuori dalla tasca della giacca bianca una scatolina, tutta ben infiocchettata.
-Jack!- trillò Jenny felice, -Davvero?!-
-Certo…- le rispose lui, insicuro su ciò che voleva dire. Sembrava un ragazzino impacciato, porca miseria!
-Però sediamoci su una panchina, non vorrei che ti cadesse qualcosa- riprese lui, indicandole un punto preciso, nell’oscurità.
-Come sei dolce!- esclamò la ragazza, dirigendosi felice nel luogo appartato, seguita a ruota da Jack.
Una volta seduta lui la rimirò da qualche metro di distanza. Voleva vedere bene la sua espressione quando avrebbe visto il suo regalo. Con i capelli neri, la camicetta bianca con le maniche a sbuffo e la gonna nera arricciata in fondo, il tutto riempito da un corpo di cheerleader, era incantevole. Su una caviglia sottile brillava qualcosa, un braccialetto forse, di cui Jack non si era mai accorto. Strano.
Jenny aveva appena aperto la scatoletta e per quanto il ragazzo si sforzasse di decifrare la sua espressione, non ci riuscì. La ragazza era immobile, con lo sguardo fisso sul suo regalo.
Jack si accorse solo in quel momento che stava trattenendo il fiato, soltanto adesso capiva quanto voleva che le piacesse quello che le aveva comprato.
Jenny tirò fuori con attenzione la catenina, fissandola intensamente. Era d’oro bianco, sottilissima, e aveva un ciondolo: un cuore piatto con incise sopra due lettere da una parte, JJ, e dall’altra 4 ever.
-Tutto qui?- il tono della ragazza era completamente cambiato.
Jack ebbe come l’impressione di sentire il suo cuore cadere da qualche parte, in remote profondità, e rompersi in mille pezzi. Lui era un dongiovanni, come aveva potuto ridursi così per una ragazza, sebbene bellissima? Eppure lo sentiva chiaramente: stava male. Malissimo. Pregò di non piangere ma a quanto pareva Chiunque-Ci-Fosse-Ai-Piani-Alti non stava prestando attenzione.
-Oddio, sei pure un frignone, non solo non sei abbastanza intelligente da comprare diamanti o qualcosa che una ragazza possa indossare senza vergognarsi, ma sei pure così senza palle!- lo aggredì Jenny.
Era vero che il ragazzo era ottenebrato dal dolore, ma gli sembrò di vedere chiaramente che i suoi occhi ora brillavano nell’oscurità, come quelli di un gatto. Perché cavolo aveva scelto quel posto lì, al buio, era diventato cretino?! Non c’era qualcuno che potesse vedere quello che lei gli stava facendo? Non sembrava neanche più Jennifer…
Jack sentiva uno strano sapore il bocca, cattivo. Stava sudando come una fontana, sebbene la temperatura fosse di certo scesa, e le gambe erano due budini.
-Ah, stavolta non mi dispiace neppure, tu sei uno di quelli che se lo meritano- Jenny schioccò le dita e improvvisamente apparve dalle tenebre una massa oscura, di forma vagamente umanoide. Sembrava una fiamma nera, con occhi rossi, che lo perforavano.
-Prendetelo- ordinò l’ombra con voce sepolcrale, un comando svogliato, e dal nulla apparvero due mastini neri, che sembravano molto simili al suo padrone, se non per il fatto che in essi si vedeva anche il bianco delle zanne.
-JENNIFEEER!- urlò Jack, tra le lacrime, prima che i cani infernali gli saltassero addosso, strappandogli i vestiti e dilaniando la sua carne. Trascinandolo per le braccia, dove avevano affondato i denti in profondità, lo portavano verso un buco. Perché non sembrava altro che questo, finchè non vide l’ombra inquietante sprofondarci dentro. Cazzo, non era un buco qualsiasi! Cercò di urlare e di divincolarsi, ma nessuno lo sentì, anzi, i cani strinsero più forte la presa. Jack ululò ancora più forte, in preda alla disperazione e alla paura più totale.
-Sei proprio una femminuccia!- gli gridò contro Jenny, che improvvisamente torreggiava su di lui. Quell’apparizione gli bloccò le corde vocali giusto il tempo di notare che non sembrava più umana: le pupille erano come quelle di un gatto, il sorriso crudele rivelava due canini molto più lunghi del normale e tutt’intorno a lei vorticava qualcosa di scuro, facendole ondeggiare i capelli ed i vestiti, come se stesse sott’acqua.
-Divertiti all’Inferno, tesoruccio-
Le ultime parole di Jack su questa Terra furono: -Brutta troia che non sei altro!-
L’ultima cosa che vide fu la ragazza che aveva amato che buttava con forza il suo regalo sul marciapiede, e poi se ne andava, come se non fosse successo nulla. Quello fece più male di tutti gli insulti del mondo.
Quella stessa notte, mentre Parigi continuava la sua vita notturna incurante dei problemi altrui, per esempio di un ragazzo innocente che veniva trascinato all’Inferno, qualcuno passò per quel vicolo maledetto. Nessuno la notava, era una figura minuta che sembrava compattarsi al resto della folla: cappottino lungo e grigio, cappello calcato sul viso nel quale erano raccolti i capelli e gli occhi nascosti da un paio di occhiali da sole enormi. Quello sarebbe potuto sembrare strano, ma nessuno si soffermava troppo con lo sguardo su quell’aspetto bizzarro. Tuttavia quella persona che sembrava così insignificante annusò l’aria passando di lì e sentì l’inconfondibile odore di zolfo. Borbottò qualcosa tra sé e abbandonò la strada illuminata, per avvicinarsi alla panchina. Passò le dita sul legno. Niente. Abbassò giusto un po’ sul naso, tipicamente francese, gli occhiali scuri per vedere meglio sotto alle fronde di quell’albero.
-Ah-ah!- esclamò soddisfatta. Aveva trovato il segno. Un cerchio di terra bruciata, poco distante da lì. Tutt’intorno l’erba era verde, solo lì no. Non aveva il coraggio di toccare quella parte: non si fidava mai troppo dei passaggi demoniaci, potevano essere aperti anche se non lo sembravano. E lei preferiva non ritrovarsi con un braccio putrido o incandescente che usciva da lì e la tirava giù. No, grazie, non faceva per lei. Rapidamente tirò fuori da uno dei tasconi del cappotto il suo I-phone, con il quale ottenne una foto piuttosto nitida del punto interessato. Riposto quello, tirò fuori una bustina di sale, una delle tante che si portava appresso, e con esso disegnò una croce sopra al cerchio d’erba bruciata. Mentre compiva questo procedimento con attenzione, sussurrò:
-Crux sancta sit mihi lux, non draco sit mihi dux. Vade retro satana, numquam suade mihi vana-. Dopo aver ripetuto a memoria quelle frasi per tre volte si allontanò furtiva, sistemando di nuovo gli occhiali scuri al loro posto. Prima di abbandonare quel luogo, era sola e non del tutto armata, per cui cominciava ad avere paura, vide brillare qualcosa in lontananza. Si guardò intorno. Nessuna presenza maligna in vista, a quanto pareva. Prese coraggio e si avvicinò, chinandosi a raccogliere la fonte di quel bagliore. Una collana. Già prima di toccarla ebbe come la sensazione di sapere che era collegata a quello che era successo quella sera. Quando la prese in mano un turbine d’immagini esplose nella sua testa, ma lei fu più veloce e ficcò subito in tasca la collana. Senza più esitazioni, corse verso casa, aspettando che a ogni incrocio saltasse fuori qualcosa che la trascinasse all’Inferno a fare compagnia al disgraziato di turno. Quando arrivò a casa, relativamente sana e salva, senza contare gli insulti di quelli a cui era andata addosso lungo la sua folle fuga e il sudore che sentiva colare da tutte le parti, fu subito accolta da una voce familiare.
-Che diavolo ti è successo?-

Pareri, please!


8 commenti:

  1. Allora... Di base direi che non è mica male, scrivi bene. Che non si capisca non direi, e poi è solo il primo capitolo, per capirci qualcosa bisogna leggere molto di più direi, però invoglia a vedere cosa succede dopo e questo è importante, ci sono certi che leggi il primo capitolo e anche se capisci tutto ti viene solo voglia di mettere giù il libro e dimenticartene! Le parolacce, boh, a me non infastidiscono, e nel contesto ci possono anche stare, anche perché scusa eh, ma se uno viene trascinato all'inferno da due mastini demoniaci, non so cosa potrebbe urlare, "brutta antipatica, non è così che si fa, maleducata!"
    Io per quel che mi riguarda ti faccio i complimenti: solo che non è proprio il mio genere di letteratura, non amo particolarmente fantasy e simili, ma guardando lo stile mi è piaciuto! Continua così! :)

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  2. ho letto.. vuoi un parere?? però sappi che te lo dico da ignorante quindi prendilo con giusto peso.
    Il brano non è male, ma andrebbe rivisto. in alcuni punti "non si capisce" perchè cerchi di richiamare immagini ma senza fornire troppe informazioni. esempio "E lei preferiva non ritrovarsi con un braccio putrido o incandescente che usciva da lì e la tirava giù. No, grazie, non faceva per lei. "
    io non capisco se tu mi dici un braccio putrido o incandescente, lo immagino a fatica portando alla mente immagini simili, ma viste altrove. oltre al fatto che putrido e incandescente sono due aggettivi di sfere semantiche diverse. quel "no, grazie" si usa per il linguaggio parlato in prima persona. chi sta a ringraziare? tu o lei? è come se ci fosse una via di mezzo fra la voce narrante che scrive e il personaggio, ma questa via di mezzo non viene usata perchè si finisce per creare disguidi.
    il vicolo era buio e isolato, nessuno nota che il ragazzo viene ucciso, ed allo stesso modo chi può notare questa figura con gli occhiali da sole? figura che però contemporaneamente viene collocata in una strada trafficata e luminosa da cui si allontana...
    e comunque introduci il terzo personaggio un po' di punto in bianco.
    dire che non si capisce non è vero, la storia si carpisce in maniera abbastanza facile, solo che riguarderei alcune cose :) lavoraci, per me non è male...

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  3. Concordo con Fiona sul fatto che non si possa capire una storia al primo capitolo...altrimenti nessuno arriverebbe alla fine...un pò di suspance ci vuole!!!
    Però anche con Pier che dice di rivederlo in alcune parti...soprattutto l'ultima che riguarda il personaggio misterioso!
    Le parolacce non sono un problema però in alcuni casi eviterei, tipo quando scrivi"Va bene, molto spesso le guardava fisso le tette. Era un adolescente arrapato, cazzo, era normale!"
    Il "cazzo" puoi anche eliminarlo! E anche in questo caso è come se ci fosse quella via di mezzo fra la voce narrante e il personaggio di cui parla Pier, che commenta.Quindi forse la toglierei del tutto.
    Detto questo, anche io parlo da ignorante.
    Mi sono sempre cimentata in articoli e brevi racconti, mai in romanzi!!!

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  4. Mi piace molto. Si capisce eccome e secondo me le parolacce non sono un grande problema (io ne scrivo molte di più :p) Come dice Fiona, non si può capire un libro dal primo capitolo. Però ci sta. Brava ;)

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  5. Ciao, io sono giornalista e sceneggiatrice e con la scrittura ho una discreta dimestichezza, perciò se me lo permetti vorrei darti un consiglio...
    Una cosa che conta moltissimo e che gli editori valutano con grandissima attenzione, è l'uso della punteggiatura: per questo ti consiglierei di correggerla un pò, scorciando i periodi ed eliminando un pò di virgole. Fai frasi più brevi e concise e spesso servirebbero i due punti al posto di alcune virgole che tu hai usato...
    nei dialoghi invece, quando vuoi mettere un intermezzo tra due frasi di una stessa persona, non andare a capo, ma metti l'intermezzo tra i trattini o le virgolette che usi per frasi.
    Scusa se mi sono permessa, ma ripeto, gli editori fanno davvero attenzione alla punteggiatura! Quindi spero di essermi rivelata utile...
    ah, un libro che potrebbe aiutarti davvero molto è "L'italiano: lezioni semiserie" di Beppe Severgini.
    Sembra un manuale tanto è ben fatto ed utile! Te lo stra-consiglio!
    ciao, Gaia

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  6. Ringrazio tutti per i consigli, li terrò presente promesso!
    ...Nonostante la mia tendenza a offendermi facilmente ;)

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    1. guarda, io ti capisco benissimo perchè anche io mi "offendo" quando ricevo commenti e consigli, ma poi con l'esperienza ho imparato che sono fatti non per critica, ma per spronarci a migliorare... :)
      io comunque preciso una cosa che non ho scritto nel commento precedente (sorry!): a parte il consiglio di aggiustare la punteggiatura, secondo me la tua è una scrittura buona!
      ciao, Gaia

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    2. dai siamo stati magnanimi XD anche perchè non meritavi crudeltà u.u e poi hai chiesto tu un parere...

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