1. non si capisce!
2. ci sono troppe parolacce!
Tutto cominciò una fredda sera di maggio. Il vento sferzava le strade illuminate dagli eleganti lampioni, era sabato, e la gente passeggiava tranquilla, o leggermente ubriaca, a seconda dei casi. Una giovane ragazza americana si fermò a guardare il cielo rapita. Era carina, aveva un sorriso luminoso. Prese per mano Jack, il suo fidanzato, e lo tirò vicino a sé, baciandolo con passione.
-Calma, tigre!- la
ammonì lui ridendo.
-Solo perché siamo
a Parigi, la città più romantica del mondo e via dicendo, non significa che tu
debba essere per forza così espansiva in pubblico!-
A Jack in realtà
non dispiacevano le effusioni pubbliche della sua ragazza: in fondo Jennifer
era un bel bocconcino e farsi vedere in giro con lei non poteva far altro che
aumentare la sua popolarità.
-Non è solo per
questo, tesorino- gli rispose lei sensuale, giocando con il bavero della
camicia del ragazzo.
-Oggi facciamo due
mesi. Non dirmi che non te lo ricordavi!- Jenny mise su il suo solito broncio,
che la faceva apparire ancora più sexy, e lo guardò dritto negli occhi.
-Ma no, che dici,
amore?-
Jack si riprese
rapidamente dall’imbambolamento. Erano passati mesi da quando si era messo con
lei eppure c’erano momenti in cui la guardava ancora con la faccia da tonto. Va
bene, molto spesso le guardava fisso le tette. Era un adolescente arrapato,
cazzo, era normale!
-Anzi, ti ho
comprato questo- Jack tirò fuori dalla tasca della giacca bianca una scatolina,
tutta ben infiocchettata.
-Jack!- trillò
Jenny felice, -Davvero?!-
-Certo…- le rispose
lui, insicuro su ciò che voleva dire. Sembrava un ragazzino impacciato, porca
miseria!
-Però sediamoci su
una panchina, non vorrei che ti cadesse qualcosa- riprese lui, indicandole un
punto preciso, nell’oscurità.
-Come sei dolce!-
esclamò la ragazza, dirigendosi felice nel luogo appartato, seguita a ruota da
Jack.
Una volta seduta
lui la rimirò da qualche metro di distanza. Voleva vedere bene la sua
espressione quando avrebbe visto il suo regalo. Con i capelli neri, la
camicetta bianca con le maniche a sbuffo e la gonna nera arricciata in fondo,
il tutto riempito da un corpo di cheerleader, era incantevole. Su una caviglia
sottile brillava qualcosa, un braccialetto forse, di cui Jack non si era mai
accorto. Strano.
Jenny aveva appena
aperto la scatoletta e per quanto il ragazzo si sforzasse di decifrare la sua
espressione, non ci riuscì. La ragazza era immobile, con lo sguardo fisso sul
suo regalo.
Jack si accorse
solo in quel momento che stava trattenendo il fiato, soltanto adesso capiva
quanto voleva che le piacesse quello che le aveva comprato.
Jenny tirò fuori
con attenzione la catenina, fissandola intensamente. Era d’oro bianco,
sottilissima, e aveva un ciondolo: un cuore piatto con incise sopra due lettere
da una parte, JJ, e dall’altra 4 ever.
-Tutto qui?- il
tono della ragazza era completamente cambiato.
Jack ebbe come
l’impressione di sentire il suo cuore cadere da qualche parte, in remote
profondità, e rompersi in mille pezzi. Lui era un dongiovanni, come aveva
potuto ridursi così per una ragazza, sebbene bellissima? Eppure lo sentiva
chiaramente: stava male. Malissimo. Pregò di non piangere ma a quanto pareva
Chiunque-Ci-Fosse-Ai-Piani-Alti non stava prestando attenzione.
-Oddio, sei pure un
frignone, non solo non sei abbastanza intelligente da comprare diamanti o
qualcosa che una ragazza possa indossare senza vergognarsi, ma sei pure così
senza palle!- lo aggredì Jenny.
Era vero che il
ragazzo era ottenebrato dal dolore, ma gli sembrò di vedere chiaramente che i
suoi occhi ora brillavano nell’oscurità, come quelli di un gatto. Perché cavolo
aveva scelto quel posto lì, al buio, era diventato cretino?! Non c’era qualcuno
che potesse vedere quello che lei gli stava facendo? Non sembrava neanche più
Jennifer…
Jack sentiva uno
strano sapore il bocca, cattivo. Stava sudando come una fontana, sebbene la
temperatura fosse di certo scesa, e le gambe erano due budini.
-Ah, stavolta non
mi dispiace neppure, tu sei uno di quelli che se lo meritano- Jenny schioccò le
dita e improvvisamente apparve dalle tenebre una massa oscura, di forma
vagamente umanoide. Sembrava una fiamma nera, con occhi rossi, che lo
perforavano.
-Prendetelo- ordinò
l’ombra con voce sepolcrale, un comando svogliato, e dal nulla apparvero due
mastini neri, che sembravano molto simili al suo padrone, se non per il fatto
che in essi si vedeva anche il bianco delle zanne.
-JENNIFEEER!- urlò
Jack, tra le lacrime, prima che i cani infernali gli saltassero addosso,
strappandogli i vestiti e dilaniando la sua carne. Trascinandolo per le braccia,
dove avevano affondato i denti in profondità, lo portavano verso un buco.
Perché non sembrava altro che questo, finchè non vide l’ombra inquietante
sprofondarci dentro. Cazzo, non era
un buco qualsiasi! Cercò di urlare e di divincolarsi, ma nessuno lo sentì,
anzi, i cani strinsero più forte la presa. Jack ululò ancora più forte, in
preda alla disperazione e alla paura più totale.
-Sei proprio una
femminuccia!- gli gridò contro Jenny, che improvvisamente torreggiava su di
lui. Quell’apparizione gli bloccò le corde vocali giusto il tempo di notare che
non sembrava più umana: le pupille erano come quelle di un gatto, il sorriso
crudele rivelava due canini molto più lunghi del normale e tutt’intorno a lei
vorticava qualcosa di scuro, facendole ondeggiare i capelli ed i vestiti, come
se stesse sott’acqua.
-Divertiti
all’Inferno, tesoruccio-
Le ultime parole di
Jack su questa Terra furono: -Brutta troia che non sei altro!-
L’ultima cosa che
vide fu la ragazza che aveva amato che buttava con forza il suo regalo sul
marciapiede, e poi se ne andava, come se non fosse successo nulla. Quello fece
più male di tutti gli insulti del mondo.
Quella stessa
notte, mentre Parigi continuava la sua vita notturna incurante dei problemi
altrui, per esempio di un ragazzo innocente che veniva trascinato all’Inferno,
qualcuno passò per quel vicolo maledetto. Nessuno la notava, era una figura
minuta che sembrava compattarsi al resto della folla: cappottino lungo e
grigio, cappello calcato sul viso nel quale erano raccolti i capelli e gli
occhi nascosti da un paio di occhiali da sole enormi. Quello sarebbe potuto
sembrare strano, ma nessuno si soffermava troppo con lo sguardo su
quell’aspetto bizzarro. Tuttavia quella persona che sembrava così
insignificante annusò l’aria passando di lì e sentì l’inconfondibile odore di
zolfo. Borbottò qualcosa tra sé e abbandonò la strada illuminata, per
avvicinarsi alla panchina. Passò le dita sul legno. Niente. Abbassò giusto un
po’ sul naso, tipicamente francese, gli occhiali scuri per vedere meglio sotto
alle fronde di quell’albero.
-Ah-ah!- esclamò
soddisfatta. Aveva trovato il segno. Un cerchio di terra bruciata, poco
distante da lì. Tutt’intorno l’erba era verde, solo lì no. Non aveva il
coraggio di toccare quella parte: non si fidava mai troppo dei passaggi
demoniaci, potevano essere aperti anche se non lo sembravano. E lei preferiva
non ritrovarsi con un braccio putrido o incandescente che usciva da lì e la
tirava giù. No, grazie, non faceva per lei. Rapidamente tirò fuori da uno dei
tasconi del cappotto il suo I-phone, con il quale ottenne una foto piuttosto
nitida del punto interessato. Riposto quello, tirò fuori una bustina di sale,
una delle tante che si portava appresso, e con esso disegnò una croce sopra al
cerchio d’erba bruciata. Mentre compiva questo procedimento con attenzione,
sussurrò:
-Crux sancta sit mihi lux, non draco sit mihi
dux. Vade retro satana, numquam suade mihi vana-.
Dopo aver ripetuto a memoria quelle frasi per tre volte si allontanò furtiva,
sistemando di nuovo gli occhiali scuri al loro posto. Prima di abbandonare quel
luogo, era sola e non del tutto armata, per cui cominciava ad avere paura, vide
brillare qualcosa in lontananza. Si guardò intorno. Nessuna presenza maligna in
vista, a quanto pareva. Prese coraggio e si avvicinò, chinandosi a raccogliere
la fonte di quel bagliore. Una collana. Già prima di toccarla ebbe come la
sensazione di sapere che era collegata a quello che era successo quella sera.
Quando la prese in mano un turbine d’immagini esplose nella sua testa, ma lei
fu più veloce e ficcò subito in tasca la collana. Senza più esitazioni, corse
verso casa, aspettando che a ogni incrocio saltasse fuori qualcosa che la trascinasse
all’Inferno a fare compagnia al disgraziato di turno. Quando arrivò a casa,
relativamente sana e salva, senza contare gli insulti di quelli a cui era
andata addosso lungo la sua folle fuga e il sudore che sentiva colare da tutte
le parti, fu subito accolta da una voce familiare.
-Che diavolo ti è successo?-
Pareri, please!
Allora... Di base direi che non è mica male, scrivi bene. Che non si capisca non direi, e poi è solo il primo capitolo, per capirci qualcosa bisogna leggere molto di più direi, però invoglia a vedere cosa succede dopo e questo è importante, ci sono certi che leggi il primo capitolo e anche se capisci tutto ti viene solo voglia di mettere giù il libro e dimenticartene! Le parolacce, boh, a me non infastidiscono, e nel contesto ci possono anche stare, anche perché scusa eh, ma se uno viene trascinato all'inferno da due mastini demoniaci, non so cosa potrebbe urlare, "brutta antipatica, non è così che si fa, maleducata!"
RispondiEliminaIo per quel che mi riguarda ti faccio i complimenti: solo che non è proprio il mio genere di letteratura, non amo particolarmente fantasy e simili, ma guardando lo stile mi è piaciuto! Continua così! :)
ho letto.. vuoi un parere?? però sappi che te lo dico da ignorante quindi prendilo con giusto peso.
RispondiEliminaIl brano non è male, ma andrebbe rivisto. in alcuni punti "non si capisce" perchè cerchi di richiamare immagini ma senza fornire troppe informazioni. esempio "E lei preferiva non ritrovarsi con un braccio putrido o incandescente che usciva da lì e la tirava giù. No, grazie, non faceva per lei. "
io non capisco se tu mi dici un braccio putrido o incandescente, lo immagino a fatica portando alla mente immagini simili, ma viste altrove. oltre al fatto che putrido e incandescente sono due aggettivi di sfere semantiche diverse. quel "no, grazie" si usa per il linguaggio parlato in prima persona. chi sta a ringraziare? tu o lei? è come se ci fosse una via di mezzo fra la voce narrante che scrive e il personaggio, ma questa via di mezzo non viene usata perchè si finisce per creare disguidi.
il vicolo era buio e isolato, nessuno nota che il ragazzo viene ucciso, ed allo stesso modo chi può notare questa figura con gli occhiali da sole? figura che però contemporaneamente viene collocata in una strada trafficata e luminosa da cui si allontana...
e comunque introduci il terzo personaggio un po' di punto in bianco.
dire che non si capisce non è vero, la storia si carpisce in maniera abbastanza facile, solo che riguarderei alcune cose :) lavoraci, per me non è male...
Concordo con Fiona sul fatto che non si possa capire una storia al primo capitolo...altrimenti nessuno arriverebbe alla fine...un pò di suspance ci vuole!!!
RispondiEliminaPerò anche con Pier che dice di rivederlo in alcune parti...soprattutto l'ultima che riguarda il personaggio misterioso!
Le parolacce non sono un problema però in alcuni casi eviterei, tipo quando scrivi"Va bene, molto spesso le guardava fisso le tette. Era un adolescente arrapato, cazzo, era normale!"
Il "cazzo" puoi anche eliminarlo! E anche in questo caso è come se ci fosse quella via di mezzo fra la voce narrante e il personaggio di cui parla Pier, che commenta.Quindi forse la toglierei del tutto.
Detto questo, anche io parlo da ignorante.
Mi sono sempre cimentata in articoli e brevi racconti, mai in romanzi!!!
Mi piace molto. Si capisce eccome e secondo me le parolacce non sono un grande problema (io ne scrivo molte di più :p) Come dice Fiona, non si può capire un libro dal primo capitolo. Però ci sta. Brava ;)
RispondiEliminaCiao, io sono giornalista e sceneggiatrice e con la scrittura ho una discreta dimestichezza, perciò se me lo permetti vorrei darti un consiglio...
RispondiEliminaUna cosa che conta moltissimo e che gli editori valutano con grandissima attenzione, è l'uso della punteggiatura: per questo ti consiglierei di correggerla un pò, scorciando i periodi ed eliminando un pò di virgole. Fai frasi più brevi e concise e spesso servirebbero i due punti al posto di alcune virgole che tu hai usato...
nei dialoghi invece, quando vuoi mettere un intermezzo tra due frasi di una stessa persona, non andare a capo, ma metti l'intermezzo tra i trattini o le virgolette che usi per frasi.
Scusa se mi sono permessa, ma ripeto, gli editori fanno davvero attenzione alla punteggiatura! Quindi spero di essermi rivelata utile...
ah, un libro che potrebbe aiutarti davvero molto è "L'italiano: lezioni semiserie" di Beppe Severgini.
Sembra un manuale tanto è ben fatto ed utile! Te lo stra-consiglio!
ciao, Gaia
Ringrazio tutti per i consigli, li terrò presente promesso!
RispondiElimina...Nonostante la mia tendenza a offendermi facilmente ;)
guarda, io ti capisco benissimo perchè anche io mi "offendo" quando ricevo commenti e consigli, ma poi con l'esperienza ho imparato che sono fatti non per critica, ma per spronarci a migliorare... :)
Eliminaio comunque preciso una cosa che non ho scritto nel commento precedente (sorry!): a parte il consiglio di aggiustare la punteggiatura, secondo me la tua è una scrittura buona!
ciao, Gaia
dai siamo stati magnanimi XD anche perchè non meritavi crudeltà u.u e poi hai chiesto tu un parere...
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